Talent Room

Talent Room: Veronica Pia racconta

Pubblicato il 23/11/2021

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Chi sono

Pia Veronica, nata il 3 agosto 1999 a Nizza Monferrato (AT). Diplomata nel 2018 presso Liceo Artistico Benedetto Alfieri di Asti.

Frequento il triennio di pittura e illustrazione presso la Libera Accademia D’Arte Novalia di Alba (CN), sperimentando varie tecniche analogiche e digitali.

Faccio parte del “La Grande Occasione“, Associazione che si occupa di rivalutare i piccoli Comuni italiani e del Centro Missionario astigiano.

Il mio percorso

Il primo anno e mezzo in accademia è stato un turbine di novità. Moltissime tecniche e materie nuove si andavano sommando tra le mie mani ancora acerbe e insicure.

Poi mese dopo mese le mie competenze e conoscenze andavano aumentando, fino ad imparare ad avere occhio critico costruttivo, a giudicare il mio lavoro, a guardare con altro sguardo quello che mi circonda.

Il segreto è stata la costanza nel disegnare tutti i giorni e a documentarmi attraverso i libri. Penso di aver aperto tutti gli albi illustrati delle librerie che frequentavo!

In una mattina, durante una lezione di Fumetto con la professa Lorena Canottieri, insieme alle compagne e ai compagni, si si stava discutendo del fumetto contemporaneo. Stavamo parlando di due i libri che la docente non conosceva.

Al ritorno della pausa pranzo ci aveva fatto un regalo: aveva comprato il libro in libreria, mettendocelo a disposizione per darci tutti gli strumenti di analisi e di discussione.

Questo aneddoto restituisce la passione e il rapporto vivace e fruttuoso che abbiamo avuto con molti docenti. Ognuno di loro è riuscito a darci stimoli come gruppo e anche la pazienza di adattarci a dei percorsi individuali.

Il mio futuro

Ora sto terminando l’accademia, ma nel futuro mi piacerebbe continuare a imparare e lavorare seguendo la passione che ho scoperto di possedere.

Nello specifico mi piacerebbe fare l’illustratrice, sempre sperimentando con lo slancio interdisciplinare datomi dalla scuola.

Illustrazione

La Costruzione delle Canoe

Liberamente ispirato da “Omeros” di Derek Walcott, 1990.
CONCORSO BOLOGNA 2022
Acrilico su carta, 330 x 240 mm

Riti e leggende ci accompagnano dall’alba dei tempi, ed è proprio all’alba che tre abitanti delle isole caraibiche svolgono il lavoro più duro del villaggio: la costruzione delle canoe per i pescatori.

La fatica fisica si somma all’impegno emotivo, in quanto la rinascita funzionale di un albero in una canoa è successiva alla sua morte, con il suo spirito e la sua Divinità.

L’uomo caraibico compie un rituale, fatto di danze, preghiere e benedizioni per scusarsi e ingraziarsi lo Spirito della Foresta e tutte le piante che respirano in coro.

L’uomo è consapevole che se l’albero non si piegherà a essere imbarcazione, il suo abbattimento sarà stato solo una morte violenta e sanguinaria.

#1 Danza del sacrificio

Che il legno diventi canoa!

#2 Abbattimento degli alberi

Ho gli occhi pieni di lacrime, e mi faccio un altro giro di rum: poi iniziamo.

#3 Manifestazione dello Spirito della Foresta

Questi pilastri che cadono, lasciano uno spazio azzurro per un solo Dio. Il Dio delle Origini.

#4 Benedizione del legno

Poi l’armonia. Il prete li spruzzò con una campanella, poi fece il segno della rondine.

#5 Canoe

All’alba le prue annuenti vennero a patti con le onde. Dimenticando le loro vite da alberi.

Alfabeto delle Langhe

Albo illustrato per la collana “Alfabeto delle Langhe”, progetto promosso dall’UNESCO del territorio di Langhe, Roero e Monferrato, e dall’accademia delle belle arti Novalia.

Il libro si inserisce nella voce “V” dell’Alfabeto e racconta la “Storia della Vite”, dalla prima comparsa nel territorio albese con il popolo Etrusco fino ai giorni nostri.

#1 Storia della Vite, Etruschi

Alfabeto delle Langhe, dettaglio, 2021, acrilico su carta, 250 x 250 mm.

#2 Storia della Vite, Medioevo

Alfabeto delle Langhe, dettaglio, 2021, acrilico su carta, 250 x 250 mm.

Benvenuto

2021, gouache su carta, 330 x 240 mm

Mi lasciai guidare oltre la sponda del Rio San Francisco, non sapevo nuotare, ma quel bambino muto mi infondeva fiducia e un mite coraggio.

Lui non aveva paura della grande foresta, e mi diede il benvenuto sulla sponda opposta, nel mondo dei “grandi”.

Benvenuto

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